mercoledì 28 marzo 2012

Stickering

Lo stickering è una strategia di guerrilla marketing che consiste nell’affiggere enormi quantità di adesivi di piccole dimensioni (stickers) raffiguranti il marchio (brand) dell’azienda in spazi pubblici e di grande affluenza.
Negli ultimi tempi questo fenomeno, posto in essere oltre che da aziende private anche da attivisti e artisti che promuovono le loro idee e le loro opere a costi molto contenuti, ha registrato un vertiginoso aumento nelle principali città italiane.

È una forma di comunicazione rapida e incentrata sull’immagine, il cui obiettivo è quello di ottenere una grande visibilità e di indurre l’osservatore a ricordare il marchio o il messaggio da esso veicolato e, in alcuni casi, se particolarmente curioso, ad informarsi ulteriormente sul significato che lo sticker rappresenta.
Le campagne di stickering sono una delle soluzioni economiche più frequentemente adottate per ottenere brand awareness in modo intensivo e subliminale. Azioni di questo tipo garantiscono spesso la riconoscibilità del marchio ma non sempre la sua collocazione merceologica.
Una volta identificate le caratteristiche intrinseche e individuata la strategia di comunicazione è necessario scegliere il modello di distribuzione ed affissione.

Tre sono le soluzioni possibili:

Distribuzione degli adesivi presso volontari
E' la soluzione più frequentemente adottata e prevede la stampa di grandi volumi di adesivi che vengono poi distribuiti gratuitamente presso punti vendita, locali, scuole ecc. Questa soluzione abbatte i costi di affissione e punta sul coinvolgimento dei volontari. Alto volume di stampa (minimo 10.000 copie/città), bassi costi di distribuzione, bassa redempition sull'affissione (2-15%) e nessun controllo sul posizionamento

Affissione non mirata o semi-mirata
E' una soluzione che prevede l'impiego di attacchini in grado garantire l'utilizzo integrale delle copie stampate. Si tratta di una soluzione che prevede una indicazione strategica rispetto all'area metropolitana da colpire e un'indicazione di massima sulla scelta delle superfici per le affissioni. Medio volume di stampa, alti costi di affissione e sufficiente controllo sul posizionamento

Affissione pianificata e mirata
E' una soluzione che integra il messaggio dello sticker con la scelta di street positioning e che mira a massimizzare la riconoscibilità e la referenzialità dello sticker. Prevede l'identificazione di aree e supporti specifici per l'affissione in grado di valorizzare visual, messaggio e brand attraverso tecniche di ridondanza, dissonanza, sottolineatura etc. Bassi volumi di stampa, alti costi di affissione ed alto controllo sul posizionamento.

Notissimo il caso di Corsica e Sardinia Ferries che ormai da più di 15 anni stampa e affigge adesivi su tutte le macchine che imbarca per la Sardegna e la Corsica. Campagna molto efficace e talmente diffusa da essere oggetto del desiderio di collezionisti e da avere ispirato in facebook un’affermato gruppo … ci avete rotto il c…o con gli adesivi della Corsica Ferries.   

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Faceskin redazione - social network di cool hunter by Claudio Cecchetto

Il cool hunting (termine anglosassone nato negli Usa  negli anni ’80) rappresenta uno strumento del marketing, esploso tra la fine del XX secolo e l'inizio del XXI secolo, che si occupa dell'osservazione delle tendenze e dei modelli culturali che si stanno formando o evolvendo nei media, nella moda e più in generale nelle pratiche quotidiane degli attori sociali. "Cool" è un termine in uso nello slang anglosassone e significa letteralmente fresco, ma fu usato nell'accezione di "qualcosa di nuovo" a partire dagli  anni sessanta mediando un'espressione di origine musicale collegata al nuovo stile del Jazz. Associato prima alle subculture giovanili e fatto proprio dal linguaggio pubblicitario a partire dagli anni ottanta, il termine è entrato anche nei vocabolari giovanili non anglosassoni.

Il cool hunting applica un approccio sociologico di "cult research" che si realizza mediante attività tipo il websurfing, il socialnetworking, blog) o esplorazione visiva e diretta dei mondi e degli scenari di riferimento e delle culture giovanili (utilizzando spesso immagini fotografiche e/o video a supporto delle ricerche). La matrice osservativa del coolhunting lo avvicina a metodologie di stampo sociologico ed etnografico.

Ogni Cool-hunter può operare come free-lance o per incarico di un'agenzia di ricerca che fornisce un brief sugli ambiti di interesse della ricerca da effettuare; fornisce materiale utile a delineare, in anticipo sui tempi, le mode e i linguaggi "che verranno" nell'ambito degli eventi, dei media, dello spettacolo, del marketing, della comunicazione, del fashion system, dei consumi culturali. Da fenomeno di nicchia il cool hunting sta diventando una professione ben delineata, alla quale iniziano ad essere dedicati i primi corsi di formazione.

Dall'intuizione di Claudio Cecchetto, fondatore di radio Deejay, arriva Faceskin. Partendo da personaggi come Jovanotti, Fiorello, Max Pezzali, Linus che hanno condiviso la loro lista di siti web che, insieme, diventano un itinerario. Sono organizzati in weblist da sfogliare, come un album fotografico.  ogni iscritto può organizzare la sua raccolta su argomenti da condividere con gli altri. Diventano i primi passi per la "social search": sono le persone a scandagliare il web, segnalare le strade da seguire e archiviare i percorsi in una biblioteca comune. Faceskin è ancora in una fase ad accesso limitato (beta) con poco più di 15mila utenti registrati. Che al momento dell'iscrizione possono scegliere almeno sei temi e vedere quali sono i profili con interessi simili.

"Vogliamo trovare nuovi personaggi che siano guide di internet", spiega Cecchetto e li chiama “newsjockey”, ma altro non sono che cool hunters , che avranno il compito di scandagliare il web e racchiudere la loro competenza nella ricerca di notizie. Non una formula matematica, ma l'intuizione e l'esperienza delle persone. Questo è il progetto faceskin presentato ieri allo IULM di Milano .

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martedì 27 marzo 2012

Klout misura la tua popolarità nei social network


Klout è un servizio di  social networking che offre analisi statistiche personalizzate sui social media.
In particolare, stima l'influenza degli utenti attraverso il Klout score (da 0 a 100) ottenuto dal grado di interazione nei profili utente di siti popolari di social networking, tra cui Twitter, Facebook e Linkedin.
Questa influenza è ottenuta a partire dall'ampiezza del network dell'utente, il contenuto che viene generato, e il livello di feedback ottenuto.Il klout score è ormai infatti diventato uno standard di misurazione per via della sua grande diffusione, ed è il risultato dell’incrocio di dati che misurano tre principali variabili:
True reach: il numero di persone influenzate, misurato come capacità di stimolare all’azione nel momento in cui si pubblicano nuovi contenuti;
Amplification: misura l’ampiezza dell’influenza. Quante persone rispondono al vostro contenuto pubblicato, quante lo ri-condividono o svolgono azioni simili?

Network: relativo alle persone nel true reach. Quanto spesso i top influencer rispondono/condividono/… un vostro contenuto? Così facendo, aumentano il vostro network score.

Misura in altre parole le relazioni fra te e i tuoi amici/follower. Più volte cliccano link, ritwittano, condividono, più cresce il tuo score. Misura quindi la capacità di creare contenuti e coinvolgere la propria audience.
E’ un social network divertente per noi utenti individuali, ma molto utile per i brand, in particolare per quelli globali e che hanno già pianificato/avviato azioni di social media marketing.

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Prodotto intangibile e crisi media tradizionali

Stiamo assistendo a due fenomeni in apparente contrasto, da un lato una perdita di contatto con il prodotto tangibile; un tempo,  un’autovettura o una poltrona, era valutata abbastanza facilmente sia in termini di estetica sia in termini di qualità e funzionalità. Un servizio viceversa è sempre stato valutabile solo dopo l’uso e quindi dopo il suo acquisto.

Oggi il prodotto è sempre più spesso proposto in formato digitale è invece sempre più intangibile. In un contesto del genere ci si aspetterebbe un nuovo ruolo comunicativo da parte dei media e del advertising, ma la realtà è che negli ultimi anni i mass media tradizionali hanno visto notevolmente ridursi la loro capacità di coinvolgere i consumatori ed influenzarli.
Il marketing convenzionale, in un rapporto unidirezionale azienda-cliente, puntava a persuadere i consumatori distraendoli dai momenti di intrattenimento o informazione da essi cercati e voluti (si pensi all’interruzione pubblicitaria durante un film o, nel caso delle riviste, alla difficoltà che spesso si incontra nel trovare gli articoli tra una pubblicità e un’altra).  In base a una ricerca realizzata di recente in USA, i clienti sono raggiunti da una media di 3.000 messaggi pubblicitari al giorno e il 65% delle persone si ritiene “bombardato” costantemente dalla pubblicità. La realtà è pertanto che in base a questa ricerca solo il 14% dei consumatori si fida della pubblicità, il 54% evita di acquistare prodotti dei quali viene fatta un’eccessiva promozione e il 69% è interessato a prodotti/servizi che aiutino a bloccare la pubblicità. Questi numeri evidenziano la graduale perdita di efficacia del marketing tradizionale, che fa sì che solo il 18% delle campagne pubblicitarie tradizionali mostri un ROI positivo.

Oggi, affinché una campagna di comunicazione sia efficace dev’essere in grado di coinvolgere, stupire e divertire i clienti in modo tale da spingerli a parlare di un brand o di un prodotto, innescando in maniera spontanea un passaparola virale.

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lunedì 26 marzo 2012

Ecommerce : passaporto italiano per export?

Abbigliamento, calzature, arredamento, cibi e bevande, queste categorie di prodotti, quando riportano una provenienza anche lontanamente italiana, diventano immediatamente desiderati ed apprezzati in tutto il mondo, negli USA come in Australia in Asia come in Russia o in Brasile o in Sudafrica. Bastano poche cifre relativamente al fenomeno della contraffazione o del cosiddetto italian brand, per dare una dimensione di quanto i prodotti italiani, almeno quelli appartenenti a queste categorie, siano richiesti e desiderati nel mondo.

Negli USA, ad esempio, il consumo di formaggio italiano è autentico solo nel 2% dei casi: per il restante 98% si tratta di imitazioni. Il Parmigiano Reggiano detiene il record di falsificazione: nove volte su dieci il prodotto è un falso. L'industria del falso made in Italy è cresciuta negli ultimi dieci anni di quasi il 2000% e ha un fatturato globale stimabile in circa 700 miliardi di euro/anno. Una cifra enorme se pensiamo che il fatturato italiano delle aziende dei settori moda e alimentare in Italia supera di poco i 200 miliardi di euro/anno con un export pari a circa 60 miliardi. È un po’ come dire che in giro per il mondo per ogni prodotto veramente italiano ce ne sono più di dieci che si spacciano per tali ma che italiani non sono. Un disastro commerciale che ha molte cause ma soprattutto determinato dalla scarsa accessibilità dei prodotti italiani, il cliente, infatti dimostrano questi dati apprezza il prodotto, ne accetterebbe il prezzo, lo conosce e lo vorrebbe acquistare, ma non ne ha la possibilità perché la struttura distributiva del fornitore non lo raggiunge efficacemente, proprio per questo  una struttura efficace di online retail potrebbe  essere di grande aiuto alle aziende italiane, contribuendo a colmare, in molti casi in maniera determinante  le carenze comunicative e distributive dei piccoli e medi produttori italiani.
 L’eCommerce, infatti  impatta in maniera estremamente positiva sul gap di distribuzione poiché permette di realizzare un punto vendita in ogni casa o in ogni ufficio tramite il personal computer, ma anche, e oggi sempre di più, anche in ogni salotto, con il tablet, e in ogni tasca con lo smartphone.

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E-commerce in Italia

L’eCommerce fa fatica a svilupparsi in Italia, lo stesso non può dirsi per il resto del mondo occidentale, tuttavia questo canale distributivo può realmente rappresentare una leva formidabile di sviluppo per le aziende italiane. lI rapporto Unioncamere 2011 identifica in due fattori gli unici driver che potranno aprire alle aziende italiane nei prossimi tre anni una prospettiva sostenibile di crescita: esportazione e web.

L’eCommerce  è lo strumento ideale per perseguire questi obiettivi e rappresenta quindi, per l’industria italiana, un vero e proprio passaporto per l’export e di conseguenza per uno sviluppo sostenibile. E ciò è vero per tutte le aziende ma è vero in particolar modo per quelle di dimensioni medie e piccole.
Nell’Europa dei 17 il 57% della popolazione adulta può essere classificata come abituata a effettuare acquisti on-line, per un valore medio annuo procapite di 517€ di acquisti effettuati in rete.Tali valori sono in realtà una media: nel Regno Unito circa il 72% della popolazione adulta effettua abitualmente acquisti online, per un valore medio annuo procapite di 871€, in Spagna e in Italia è un esiguo 34% della popolazione adulta che utilizza continuativamente il canale dell’eCommerce con una spesa media annua procapite che oscilla fra i 250€ e i 270€. In altre parole in Italia, rispetto al Regno Unito, meno della metà della popolazione adulta acquista abitualmente online, per un controvalore pari a meno di un terzo.

Dal lato aziendale la situazione appare speculare, se negli UK otto aziende su dieci utilizzano un modello distributivo ed un sistema di vendita online realmente efficaci e adeguati, in Italia soltanto due aziende su dieci possono dirsi effettivamente attrezzate a sostenere la sfida del commercio elettronico su scala internazionale. Secondo me una circostanza è conseguenza dell’altra. La scarsa adozione dell’eCommerce da parte degli acquirenti italiani porta le aziende italiane a sottovalutarne l’importanza e, soprattutto, le potenzialità, commettendo così degli errori di prospettiva: il mercato dell’online per sua natura è globale e non domestico.
In altre parole, è proprio e solo il canale elettronico, per la sua natura virtuale, liquida e diffusiva, che più di altri può consentire alle aziende italiane di accedere, agevolmente e a costi contenuti, ai mercati internazionali, anche a quelli meno accessibili fisicamente. Ma paradossalmente proprio questo canale appare come quello meno presidiato dalle nostre aziende, nonostante i nostri prodotti siano fra quelli più desiderati nel mondo.

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Limiti del marketing 1to1

Uno dei mantra del mondo del Web recita che più un sito è personalizzato più stabilirà una relazione uno-a-uno con l’utente e quindi aumenterà la sua efficacia come tecnologia persuasiva. La tecnica di personalizzazione a cui siamo sicuramente stati tutti più esposti è quella di essere chiamati per nome da siti Web di e-commerce: “Benvenuto, Luca Adamii!”, “Questo è lo sconto per Luca Adami ”, “Questo prodotto è perfetto per te, Luca Adami ”, … E, se il futuro preconizzato dal film Minority Report dovesse trasformarsi in realtà, ci aspettano al varco cartelloni pubblicitari olografici che ci chiameranno per nome quando passeggiamo loro davanti.

Ma la domanda è: dato che i principali siti Web lo fanno, vuol dire che funziona? Per rispondere, bisogna fare degli esperimenti sugli utenti. E la risposta è: non sempre funziona,anzi può anche rivelarsi controproducente. Un caso di studio interessante è stato appena evidenziato da una ricerca svolta all’Università di Groningen, in Olanda.

I ricercatori hanno testato due versioni di una pagina il cui scopo era di sensibilizzare l’utente verso una campagna per smettere di fumare. La prima versione della pagina non era personalizzata, la seconda versione usava invece la tecnica sopra citata, menzionando il nome dell’utente in tre occasioni diverse nel testo (che nei contenuti rimaneva identico a quello della prima versione). Sia prima che dopo aver visitato la pagina, gli utenti fumatori rispondevano ad un questionario per quantificare l’intenzione di smettere di fumare.

I risultati dell’esperimento, pubblicati nel numero di Febbraio del British Journal of Health Psychology, indicano che l’introduzione della tecnica di personalizzazione investigata ha aumentato l’effetto persuasivo della pagina solo sulle persone per cui la rilevanza dello smettere di fumare era fortemente sentita prima di visitare la pagina. Ma la cosa più interessante è che per gli utenti che invece non sentivano la rilevanza dello smettere di fumare, era più efficace non personalizzare: l’introduzione della tecnica di personalizzazione non solo non aumentava l’efficacia persuasiva, ma la diminuiva rispetto alla pagina non personalizzata.

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Tecnologie persuasive e marketing 1to1

La nostra vita si è riempita di computer e oggetti digitali che possono essere programmati per agire da persuasori.

Rispetto ai media tradizionali, le tecnologie persuasive introducono diverse novità che le rendono più potenti. Innanzitutto, si basano sul design di software interattivi che, oltre a trasmettere un messaggio persuasivo, possono anche tener conto delle azioni dell'utente. Ad esempio, un'applicazione progettata per promuovere un certo comportamento può fornire un feedback positivo all'utente se quest'ultimo adotta quel comportamento, negativo in caso contrario.

Le applicazioni che sfruttano questa strategia di "condizionamento operante" sono già numerose: si va dai "food diary" e "personal trainer" su telefonino o su orologio digitale, che motivano a seguire una dieta o un programma di esercizio fisico, permettendo all'utente di fissare obiettivi su cui impegnarsi e aiutandolo poi costantemente a calcolare come sta andando, complimentandosi per i progressi o incitando a impegnarsi di più, fino ad arrivare ai "serious game", che sotto l'apparenza di videogioco propongono esperienze di vita simulata nelle quali sono i comportamenti previsti dal progetto a far vincere. L'uso persuasivo dei videogame può focalizzarsi su obiettivi universalmente condivisibili (ad esempio, giochi che simulano emergenze come incendi e incidenti e premiano i comportamenti corretti di evacuazione o primo soccorso), ma ci sono già casi che suscitano dibattiti etici: particolarmente noto quello di America's Army, videogioco distribuito gratuitamente dalle forze armate statunitensi che si è rivelato molto efficace nel promuoverne l'immagine (a tal punto da persuadere alcuni giocatori ad arruolarsi nell'esercito reale), ma che premia le azioni violente dell'utente e un punto di vista specifico su come risolvere le controversie internazionali.

Un altro aspetto innovativo delle tecnologie persuasive è che possono tener conto del profilo personale dell'utente e scegliere che tattiche usare in base a esso. Già semplici informazioni come età e sesso permettono di cambiare il linguaggio con cui un'applicazione si rivolge all'utente in modo da aumentare la probabilità di persuasione. Se poi, come nel web, l'applicazione ha accesso a informazioni dettagliate (ad esempio, gli acquisti effettuati o i "mi piace" che l'utente assegna sui social network e che indicano interessi e preferenze di vario tipo (politiche, sessuali, artistiche, di stile di vita,...), la scelta di tattiche e argomentazioni può diventare ancora più mirata. Ad esempio, l'adesione al gruppo "Pensare non è la mia idea di divertimento" può suggerire all'applicazione di prediligere tecniche persuasive basate su elementi superficiali quali le immagini delle celebrità preferite invece di argomenti solidi che richiedono ragionamento.

E mentre arrivano sul mercato le prime auto persuasive, che limitano la velocità, il mancato utilizzo delle cinture sicurezza ed altri comportamenti scorretti o non ecologici,  la ricerca lavora a scenari in cui tutti gli oggetti tecnologici si preoccupano di migliorare i nostri comportamenti.

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venerdì 23 marzo 2012

Il fenomeno Angry Birds

Angry Birds è il mobile game più scaricato al mondo: 700 milioni di download registrati a fine 2011 e l'obiettivo di arrivare al miliardo entro dicembre 2012.

I dipendenti passati da 20 a 250 in meno di due anni, hanno un’età media dai 30 ai 35 anni, Rovio ha ormai obiettivo di diventare un'azienda globale dell'intrattenimento,  Angry Birds, è un po' quello che è stato Super Mario per Nintendo e prima ancora Topolino per Walt Disney.

Rovio è stata fondata nel  2003 . All'epoca il settore era frammentato e competitivo. L'iPhone ha cambiato ogni prospettiva e nel 2009 è nato Angry Birds.

Sull'App Store chiunque si può iscrivere come sviluppatore e entrare nella piazza più importante. Apple si prende il 30% dei ricavi, ma se il gioco è buono sali subito nelle classifiche di vendita grazie ai feedback degli utenti.

A fine 2010, Angry Birds diventa disponibile gratuitamente anche su altre piattaforme come Android e su Chrome per giocare dal computer senza il bisogno di avere una carta di credito. Il loro obiettivo è diffondere il gioco, dove non guadagnano direttamente dall'acquisto del download, ci mettono pubblicità o puntano sul merchandising.


Al momento stanno aprendo negozi e distribuendo gadget in in tutto il mondo con obiettivo di aprire autentici negozi monomarca di Angry Birds, per combattere la pirateria e la contraffazione, ma dopo il boom segnato con entrata in face book già stanno pensando ad un film dedicato ad Angry Birds.


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Un manager su tre prenota tramite mobile

Un manager su tre prenota il viaggio d'affari con l’IPhone. È quanto emerge da uno studio di Hrs.com, il portale degli hotel per i viaggi d’affari, secondo cui almeno un terzo di tutti i viaggiatori business, almeno una volta, hanno prenotato un albergo attraverso dispositivi mobili.

Quello delle prenotazioni online tramite smartphone è un trend in continua ascesa. Entro il 2014, annuncia la ricerca di Hrs, almeno un viaggio d’affari su cinque sarà prenotato da cellulare o da un tablet. Tra il 2010 ed il 2011 Hrs ha visto triplicare le proprie vendite, che hanno raggiunto il 3% del totale. E la previsione, per il 2012, è di triplicare tale share. Dovendo prenotare questo target di clientela  con un brevissimo preavviso, questi apprezzano molto la flessibilità offerta dai dispositivi mobili, con i quali possono anche reagire istantaneamente a eventuali cambiamenti di programma, si moltiplicano pertanto le applicazioni per cellulare dedicate alla prenotazioni online degli alberghi. Strumenti pratici e veloci, le app consentono agli utenti di selezionare determinate categorie alberghiere, di immettere una gamma di prezzo e di poter trovare una destinazione precisa tramite la funzione di ricerca nei dintorni.

La nuova versione della app per iPhone di Hrs, iHotel, scaricabile gratuitamente da iTunes, lanciata nell’autunno del 2011, è diventata una delle 10 applicazioni di viaggi più scaricate in 89 Paesi. Hrs ha sviluppato applicazioni per 16 piattaforme di smartphone e tablet. E se il mobile sta diventando il modo più utilizzato di fruire internet, per il 2014 le previsioni indicano che ci saranno più navigatori di internet su smartphone e tablet che su Pc.

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giovedì 22 marzo 2012

Tempi duri per i web master : 90% dei siti violati


Pensare che oltre il 90% di proprietari e amministratori di siti Web non si è accorto di violazioni del proprio spazio online perpetrate dagli hacker sembra quasi paradossale. Eppure è quanto emerge da un'approfondita indagine (Compromised Websites: An Owner's Perspective) compiuta da negli Stati Uniti dalla società specializzata StopBadware e Commtouch intervistando oltre 600 soggetti i cui siti o portali Internet sono stati compromessi dagli attacchi dei cybercriminali.
Oltre che distratti, i Webmaster oggetto di studio sono quindi risultati essere anche poco preparati tecnicamente, visto e considerato che il 63% di questi è all'oscuro dei motivi che hanno provocato l'attacco e la conseguente violazione, evidenziando quindi carenze evidenti nella bontà dei sistemi di sicurezza attivati per proteggere i rispettivi siti.
Sintomatica in tal senso la risposta fornita dal 20% del campione: il sito è stato compromesso perché gli hacker hanno sfruttato imprecisate falle in non identificati software installati. Insomma buio totale circa le possibili cause alla base dell'evento dannoso. Poco più precisi e consapevoli il 12% dei soggetti censiti, secondo cui il computer utilizzato per aggiornare il sito Web è stato infettato, a loro insaputa, da malware.

Nel 6% dei casi le vittime ipotizzino che i propri dati di accredito siano stati trafugati dagli hacker, mentre solo il 2% ha ammesso di avere utilizzato un computer pubblico o una rete Wi-Fi non protetta. Anche in questo caso però, gli utenti interessati non hanno mostrato particolare certezza nel ritenere che l'evidente imprudenza possa essere stata la causa scatenante la violazione. Curioso, inoltre, il fatto che il 40% degli amministratori coinvolti abbia cambiato opinione sul provider a seguito dell'attacco, imputando a quest'ultimo la responsabilità dell'accaduto. Più preoccupante, tornando al livello di competenza di chi i siti li dovrebbe gestire, la percentuale – pari al 26% - dei webmaster che in sede di censimento ancora non aveva capito come poter risolvere il problema relativo all'attacco subito.
Il risultato è quindi che le aziende spesso non sanno come reagire quando i criminali informatici violano i loro siti web. Infine, oltre il 90 percento degli intervistati non ha notato alcuna attività strana quando i loro siti sono stati violati e usati per inviare spam, ospitare pagine di phishing o distribuire malware, mentre alcuni riferiscono di essersi accorti che qualcosa non andava quando hanno tentato di visitare il loro sito e hanno ricevuto messaggi di avvertimento dal browser. Inutile dire che la situazione è preoccupante.

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Guerrilla marketing

Guerriglia marketing è una definizione coniata dal pubblicitario statunitense Jay Conrad Levinson  per indicare una forma di promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso costo ottenuta attraverso l'utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull'immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali.
Uno dei primi esempi di guerrilla marketing è stato la leggenda metropolitana messa in e da lì lanciata diffusa tramite altri media, in cui si parlava di quattro cineasti scomparsi in una foresta del Maryland nel 1994, di cui furono ritrovate le riprese a distanza di anni e dopo poco uscì nei cinema il film The Blair Witch Project.

In Italia ha fatto molto clamore  la campagna di SKY a supporto della serie Romanzo criminale,  in occasione del suo lancio (2008) sono stati posizionati in alcune strade e piazze di Roma dei busti similmarmo riproducenti quattro appartenenti alla banada della Magliana. L'operazione ha suscitato l'intervento del sindaco Gianni Alemanno, che ha definito la posa dei busti “un'operazione di cattivo gusto”,  provocando nolente ancora più clamore e quindi visbilità di questa efficacissima iniziativa.
L'investimento nel guerriglia marketing si basa sul tempo, l'energia e l'immaginazione anziché sul denaro.Il guerriglia marketing è uno strumento adatto agli imprenditori che non dispongono di grandi budget (stanziamento pubblicitario limitato).Il guerriglia marketing deve essere sempre una combinazione di diversi metodi di marketing quali ad esempio tribal, viral, eventi, social, flash mob ecc. ecc. L’utilizzo del web e delle nuove tecnologie è oggi considerato parte integrante del guerrilla marketing.

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Flash mob

Flash mob (flash: rapido, improvviso, e mob: folla) è un termine nato nel 2003 per indicare una riunione, che si dissolve nel giro di poco tempo, di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, con la finalità comune di mettere in pratica un'azione insolita. Il raduno viene generalmente organizzato via web  o telefonia cellulare. Le regole dell'azione possono essere illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che questa abbia luogo o possono essere diffuse con un anticipo tale da consentire ai partecipanti di prepararsi adeguatamente.Generalmente la finalità dei flash mob è di intrattenimento o spettacolo; il termine non è usato per eventi e performance organizzate a fini politici, commerciali, di lucro o di protesta. Tuttavia, in alcuni casi la tecnica del flash mob è stata utilizzata per motivazioni pubblicitarie o politiche.
8 settembre 2009 a Chicago, in occasione del concerto Oprah's 24 Kickoff Partydurante l'esibizione dei Black Eyed Peas di I Gotta Feeling, il pubblico ha iniziato gradualmente a ballare a ritmo di musica, seguendo passi ben precisi e programmati allo scopo di creare uno spettacolo di grande effetto. Ogni volta che lo guardo mi vengono i brividi.

La primavera araba, il movimento rivoluzionario che ha cambiato in maniera radicale il mondo politico nord africano, con l’utilizzo di social network quali facebook e twitter ha usato le medesime tecniche dei flash mob.     

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mercoledì 21 marzo 2012

Nel 2013 investimenti advertising on line supererà quelli sulla carta stampata

Nel 2013 gli investimenti sull'online supereranno quelli su carta stampata. La previsione è di Carat, centro media di Aegis Group secondo cui il mercato della pubblicità (online e giornali) salirà del 5,8 per cento rispetto al 6% del 2012. "La carta stampata – ha dichiarato Jerry Buhlmann di Aegis al Financial Times – mostra progressi principalmente nei paesi in emergenti e in forte crescita come Cina e India".
Nei mercato più maturi, in Europa in particolare, Aegis ha dimezzato le previsioni di crescita degli investimenti pubblicitari (+1,5%), ridotti a un terzo le stime per gli Stati Uniti (5%). Diverso il discorso per la televisione che continua a recitare la parte del leone mettendo a segno una crescita del 5,5% quest'anno, sempre secondo Carat, e del 5,3 nel 2013. Il sorpasso dell'online sulla carta è previsto da tempo, come da tempo lo spot digitale è considerato la frontiera. Si parla in Italia già quest'anno di 1,2 miliardi di euro del web contro il miliardo dei newspaper . Tuttavia, resta ancora una piccola percentuale rispetto agli investimenti dedicati alla televisione. Secondo l'ultimo rapporto dello Iab l'online rappresenta 11% dell'intero mercato pubblicitario.La tv raccoglie ancora oggi il 51% degli investimenti pubblicitari, mentre si è notevolmente ridotto lo scarto nei confronti dei quotidiani, che rappresentano una fetta pari al 16% del totale. 
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martedì 20 marzo 2012

Come cambia l'informazione on line : social network e mobile

Se fosse una domanda, sarebbe simile a questa: come una persona arriva a un articolo pubblicato da un quotidiano attraverso internet. A rispondere è uno studio, "State of the news media", relativo agli Stati Uniti. Mostra qual è il peso dei social network, dove gli iscritti possono leggere notizie diffuse da giornali: il 9% della popolazione dichiara di informarsi "molto spesso" attraverso Facebook e twitter.

Per accedere a un articolo il primo sentiero scelto dal 36% delle persone è di raggiungere la prima pagina di un giornale online. Il secondo percorso, rileva il sondaggio, è di affidarsi a un motore di ricerca e il terzo di approdare in uno spazio dove vengono raccolte le notizie.
Un focus dello studio è invece relativo ai social network. Su Facebook gli iscritti hanno una pagina dove leggono gli aggiornamenti inviati dai loro contatti, come in una bancheca dove arrivano messaggi e immagini. Sette iscritti su dieci ricevono articoli di quotidiani e altre fonti soprattutto da amici e familiari. Il 13%, invece, vede arrivare una segnalazione in modo diretto dai giornali inclusi nella propria lista dei contatti.

Più complesso twitter, un social network diffuso anche in Italia. Negli ultimi mesi eventi come le proteste in Nord Africa sono diventati argomenti di discussione a partire da messaggi più brevi di un sms pubblicati nelle sue pagine. Su twitter il 36% degli iscritti riceve le informazioni dalla famiglia e il 27% acquisisce dai media le notizie sugli avvenimenti. Inoltre, quattro su dieci dei suoi utenti hanno la percezione di ricevere informazioni che altrimenti non troverebbero altrove. Sono soprattutto uomini, per il 40% fra i 18 e i 29 anni, con un elevato livello di istruzione. In generale, l'abitudine a usare i social network come luogo d'informazione è più frequente tra chi possiede un cellulare o un tablet: ha uno smartphone il 76% di chi legge notizie su twitter e il 67% di chi, invece, utilizza Facebook per informarsi.
Lo studio del Pew research center è la fotografia del cambiamento in corso. Rileva che durante il 2011 a registrare l'aumento di pubblico più elevato sono stati i media digitali con un incremento del 17% rispetto all'anno precedente, seguiti dalle emittenti televisive nazionali con il 4,5 per cento. Anche per aumento di fatturato i mezzi d'informazione su internet sono primi con il 23 per cento. Inoltre più di un quarto della popolazione riceve le news attraverso cellulari, tablet e altri dispositivi mobili: in particolare, il 27% di coloro che fruiscono l'informazione online attraverso smartphone utilizza anche un tablet. Il report prevede che nei prossimi mesi circa cento edizioni digitali di quotidiani e riviste negli Usa attiveranno forme di abbonamento.

Durante il 2011 gli argomenti più seguiti sono stati economia (20% della copertura giornalistica), Medio Oriente (12%) e le elezioni presidenziali del 2012. In particolare, negli Stati Uniti i primi spazi d'informazione secondo le rilevazioni Nielsen sono Yahoo news con 39 milioni di visitatori unici, il network della CNN con 34 milioni e Mnsbc con 29 milioni. Il pubblico è in aumento: nel complesso gli utenti unici dei primi venticinque siti di news sono 342 milioni, con un incremento del 17% rispetto a un anno fa.

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Internet economy nel 2016 varrà 4,2 millioni di miliardi

L'economia di Internet dei Paesi del G20 toccherà nel 2016 i 4,2 milioni di miliardi. La stima è della società di consulenza Boston Consulting Group che nel report «The 4,2 trillion opportunity: The Internet Economy in the G-20." » offre altri dati interessanti, che dimostrano quanto il Web sia cresciuto dal 1985, anno in cui fu registrato il primo dominio. Tra 4 anni ci saranno 3 milliardi di persone collegate alla rete su vari dispositivi, metà della popolazione mondiale, e l'impatto di questo net-boom sulle economie dei Paesi sarà enorme.
Se la Internet economy fosse una nazione, grazie al suo tasso di crescita stimato al 10% annuo, starebbe nella classifica dei Paesi virtuosi solo dietro a Stati Uniti, Cina, India e Giappone ma prima della Germania.

Ma se nei mercati sviluppati del G-20 l'economia Internet crescerà di circa l'8-10 per cento all'anno, nei mercati in via di sviluppo raggiungerà un tasso di sviluppo di quasi il doppio circa il 18%. Argentina e India innescheranno il turbo, con uno sviluppo rispettivamente del 24% e 23% l'anno. Buone notizie anche per i principali mercati sviluppati - Italia e Regno Unito - dove la percentuale di crescita sarà del 12 per cento e 11 per cento, la Germania si ferma al 7.8% e il mercato americano del 6.5%.

Secondo le stime di Boston Consulting le aziende che beneficeranno della spinta web saranno quelle piccole e medie imprese che avranno investito nei servizi online, garantendosi una crescita del loro business del 22% superiore a quelli che ignorano questa opportunità. La vetrina online di un'attività commerciale in Gran Bretagna già incrementa l'acquisto dell'oggetto nel negozio fisico dell'11,5% e il valore del (ROPO) «researched online and then purchased offline» tenderà ad aumentare in modo considerevole in tutti i Paesi, Italia compresa. Ad avvalorare lo straordinario progresso della net economy il valore dato dagli utenti dalla privazione totale della connessione per un anno che è stato quantificato in 1430 dollari. Il 30% degli americani sarebbero disposti addirittura a non bere caffé e il 21% non fare sesso, il 17% rinuncerebbe anche alla doccia pur di continuare ad accedere liberamente a Internet.
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